C’è solo una compagnia aerea fra le 10 aziende che emettono più anidride carbonica in Europa e si tratta di Ryanair. L’azienda con sede a Dublino è finita sotto accusa dopo che l’Organizzazione non governativa Transport & Environment ha analizzato i dati relativi alle emissioni del 2018 dell’Unione Europea.
Il rapporto del gruppo di ricerca mostra come Ryanair abbia emesso quasi 9,9 milioni di tonnellate di anidride carbonica lo scorso anno, risultando l’unica compagnia aerea fra 9 aziende che gestiscono centrali a carbone.

Il problema non è solo di Ryanair ma di tutto il settore dell’aviazione che in Europa non ha particolarmente brillato per quanto riguarda le emissioni:
Lufthansa è seconda in classifica con 4,4 milioni di tonnellate di anidride carbonica emessa ed easyJet terza a quota 3,4, poco più di un terzo rispetto a Ryanair.
Secondo il rapporto di Transport & Environment le compagnie aeree hanno emesso il 4,9% in più di anidride carbonica rispetto al 2017, a differenza degli altri settori della produzione che hanno avuto un calo del 3,9%. Negli anni precedenti, dal 2013 al 2015, l’emissione di CO2 degli aerei è aumentata del 26,3%.
Andrew Murphy, aviation manager di Transport & Environment, commenta in una nota: «Ryanair è il nuovo carbone quando si parla di clima. E questa tendenza proseguirà fino a quando l’Europa non si renderà conto che questo settore sottotassato e sottoregolato deve essere messo alla pari degli altri, a cominciare dall’introduzione una tassa sul cherosene e di obblighi che costringano le compagnie a passare a carburanti a emissioni zero»

La risposta di Ryanair
La replica della principale compagnia low cost europea non si è fatta attendere. Con un messaggio rilasciato al Corriere della Sera spiega come «Ryanair è la compagnia aerea più ecologica d’Europa. Il nostro indice di emissioni CO2 per passeggero/km è di 67 grammi, che è del 25% inferiore rispetto alle altre grandi compagnie aeree europee». «La nostra politica ambientale si impegna a ridurre ulteriormente le emissioni a 61,4 grammi per passeggero/km entro il 2030, l’8% in meno rispetto ai livelli attuali e il 31% in meno rispetto ad altre grandi compagnie aeree in Europa»
Effettivamente guardando le emissioni per passeggero si osserva che due compagnie britanniche, Jet2.com e la holding IAG, comprendente British Airways, Iberia, Aer Lingus e Vueling, hanno la media più alta.
Jet2.com, concentrata sul settore turistico, domina questa sfortunata classifica: lo scorso anno per ogni passeggero trasportato sono stati rilasciati in aria 116,4 chilogrammi di CO2.
Discorso simile per IAG, che non fa molto meglio: 90,2 chili per viaggiatore, poco più di Eurowings/Brussels Airlines, accoppiata del gruppo Lufthansa, attualmente a quota 89,9.

Bisogna considerare il fatto che queste analisi non tengono in considerazione i voli diretti oltre i confini continentali o arrivanti da altre parti del mondo.
Secondo il calcolo di Transport & Environment «le emissioni dai collegamenti dentro il Vecchio Continente rappresentano il 40% del problema. L’altro 60% deriva dai viaggi fuori Europa e questi non risultano regolamentati».
Iniziative «green»
I tentativi del settore dell’aviazione non sono mancati, come ad esempio le iniziative della International Air Transport Association (Iata) o dell’
Organizzazione internazionale dell’aviazione civile dell’Onu (Icao).
«Push For Change» è un’iniziativa introdotta da Finnair che permette di comprare biocarburanti o sostenere un progetto di riduzione delle emissioni di CO2, consentendo ai passeggieri di compensare le emissioni dei propri voli. Molto simile la iniziativa di Ryanair, con donazioni ai partner ambientalisti, mentre altre aziende lavorano più sui biocarburanti.
Si tratta di scelte pianificate: secondo l’Unione europea le emissioni di anidride carbonica degli aerei rischiano di aumentare del 300% entro il 2050, pesando per il 3% del totale dei gas serra e più del 2% al livello globale.